domenica 20 ottobre 2013

Rifondare il liberal socialismo

Il concetto di fondo del Liberasocialismo "classico" italiano si può riassumere nel seguente principio:

A.  la garanzia fornita dai diritti sociali è l'elemento grazie al quale si rende effettivo l'esercizio dei diritti liberali da parte dell'individuo. In altre parole il possesso di certi beni ritenuti fondamentali mette in grado l'individuo di effettuare scelte consapevoli, e non forzate dalla sua condizione economica o sociale. 

E' indubitabile che, affinché un individuo possa esercitare la propria libertà, debbano verificarsi le due condizioni seguenti:
1. avere almeno due opzioni, che non siano equivalenti dal punto di vista del loro valore per l'individuo, tra le quali scegliere
2. avere i necessari mezzi economici e sociali in forza dei quali poter "comprare" una delle due o più opzioni

La condizione 1 è soddisfatta se esiste una società tale da offrire a tutti gli individui almeno due scelte non equivalenti
La condizione 2 è soddisfatta se tutti gli individui hanno mezzi sociali ed economici sufficienti per scegliere almeno tra due opzioni non equivalenti. 
Solitamente quasi tutte le società forniscono opzioni diverse in un numero notevole di settori, tra cui gli individui possono scegliere. Ma solo le società occidentali, con le loro istituzioni liberal democratiche, riescono a fornire più opzioni in settori che sono ritenuti particolarmente importanti, come le scelte in materia di morale personale, di scelte politiche, di scelta del partner (molte società vietano la scelta del partner) ecc. Materie che istintivamente riteniamo fondamentali per la nostra vita. Allo stesso modo, le stesse società hanno garantito, almeno prima della Lehman Brothers, anche un certo paniere di mezzi socio-economici che rendevano gli individui capaci di effettuare le scelte. 
Fin qui Liberalismo e Liberalsocialismo non sembrano divergere granché. 
L'asino però casca quando si va a toccare la questione della quantità effettiva dei mezzi che ogni diverso individuo ha, e quale effetto tale differenziazione nella dotazione di mezzi abbia sulla disponibilità delle opzioni. 

A rigori, per il pensiero liberale classico, la libertà non è quantificabile. O si è liberi o non lo si è, ma non si può essere più liberi di qualcun altro. La mia libertà consiste nel mio diritto ad usare il mio corpo, la mia proprietà e i miei beni secondo le mie preferenze senza che vi siano interferenze, a patto che rispetti lo stesso diritto degli altri esseri umani. Io non posso avere "più diritto" di un'altro. E' lo stesso, o meglio, i diritti sono pari, non eguali
Qui la concezione liberalsocialista diverge completamente da quella liberale classica. Vi è in A infatti come implicitum che ad essere rilevante nella questione dei diritti non sia tanto la loro conformazione etica, la loro validità legale universale, ma gli eventi e gli stati di cose che l'individuo genera in forza di essi, grazie al potere che i mezzi socioeconomici, che egli possiede, gli conferisce. 

Ma  perchè il liberalsocialismo parla di eguaglianza? 
Si intende forse eguaglianza delle libertà in senso sostanziale? Se così fosse, in che modo si dovrebbe decidere quali ambiti sociali dovrebbero essere scelti come obbiettivo per politiche redistributive della libertà sostanziale? Mi spiego: se quel che importa è la libertà effettiva, sostanziale (positiva si potrebbe anche dire) di scegliere, di agire secondo le proprie inclinazioni, come facciamo a capire in quali aree di scelta (lavoro, famiglia, amicizie, scuola, volontariato, svago ecc.) gli individui dovrebbero essere egualmente sostanzialmente liberi?

Il link sopra descrive una certa difficoltà del LS nel produrre proposte concrete. Questa difficoltà trova secondo me le sue radici proprio nella "vertigine" che si prova quando si tenta di delucidare nel dettaglio come la libertà sostanziale dovrebbe divenire politica redistributiva. Le preferenze delle persone sono variegate, e sebbene in maniera euristica possiamo fare un elenco di cose che riteniamo che siano importanti per tutti, è difficile poi che il nostro elenco combaci alla perfezione con quelli degli altri. 

Può esistere un modo per individuare delle aree, dei terreni sociali specifici nei quali intervenire? E se c'è, è davvero realistico parlare di eguaglianza delle libertà sostanziali? 
Ammesso che abbiamo individuato un pò di ambiti rilevanti su cui "lavorare", quanto ci costerebbe , in termini di regolamentazioni, tasse, intervento statale, burocratizzazione, limitazione della libertà di azione di terzi ecc. equalizzare tutte gli individui in quegli ambiti? 
Riusciremmo comunque a equalizzare la situazione di Tizio e Caio se diamo loro tanti mezzi socioeconomici tali che permettano ad entrambe di avere almeno due opzioni di scelta nell'ambito X? 
Sì, ma anche no. Dipende infatti dalle conseguenze che le scelte avranno sulle scelte future di Tizio e Caio. Se Tizio è una persona in gamba e riesce a far fruttare la sua scelta in misura maggiore di Caio, ecco che la situazione di eguaglianza tra i due durerà lo spazio di una tornata di scelte. Se cioè Tizio e Caio scelgono avendo gli stessi mezzi, è sempre possibile però che le caratteristiche individuali dei due siano tali da rendere la successiva tornata di scelte o più ricca o meno ricca. Dovremmo continuare ad equalizzare le libertà sostanziale per sempre? Io credo di no

Per ricapitolare:
Il LS è interessato alla libertà sostanziale, e legge i diritti come eguali diritti alla libertà sostanziale in certi ambiti,  ma questo genera tre problemi
1. Individuare gli ambiti sociali rilevanti su cui operare con le politiche di redistribuzione
2. Avere a che fare con le differenze individuali che pongono un'ipoteca sulle scelte future
3. Il solito problema dell'egualitarismo: Quanto costa in termini di soldi, legislazioni restrittive, debito pubblico ecc.? 

Ciò detto, è possibile "salvare" il LS, nel senso di renderlo più realistico, e, se non evitando del tutto, almeno smussando gli spigoli che i problemi sopraesposti comportano?

Io credo di sì.
Innanzitutto bisognerebbe trovare un metodo che possa indicare gli ambiti sociali rilevanti entro quali misurare l'eguaglianza delle libertà sostanziali. 
Un metodo può essere, molto banalmente, quello democratico. Un Parlamento può decidere in quali ambiti investire, o fare programmi di aiuto.
Inoltre, come regolare la situazione tra individui in modo da mettere in pratica dei principi redistributivi e avendo come fine quello di equalizzare la situazione tra due individui secondo quei principi?
Che fare da questo versante?
In primo luogo, indebolire il principio di eguaglianza. L'eguaglianza delle libertà sostanziali deve essere misurata in intervalli tra massimali e minimali. Gli stati finali raggiunti dagli individui, a parità di mezzi sociali, saranno sempre diseguali, a causa della differenza interpersonale. Tale diseguaglianza si ripercuoterà nelle scelte successive, e così via, creando potenzialmente anche grandi diseguaglianze di stati finali, partendo da una eguaglianza iniziale. Da ciò, si può inferire che forse è possibile un concetto diverso di eguaglianza. L'eguaglianza non viene più misurata come adeguamento di tutti allo stesso "standard"mediano che fa la misura dell'uguaglianza. Ciò che si deve misurare è la ultima posizione, e far sì che chi sta in ultima posizione non ne discenda, se non volontariamente, avendo sempre la possibilità, grazie ad un ampio insieme di scelte possibili, di cambiare il proprio status.  Se Tizio e Caio partono dalla situazione egualitaria A, allora la situazione rimarrà egualitaria se dopo prima tornata di scelte vi chi "ha avuto la peggio" sia quantomeno alla stessa quantità di quanto aveva all'inizio della serie di tornate di scelte. A1 rispetto ad A è egalitaria se è egalitaria in senso assoluto cioè A=A1 o A1>A. In altre parole la situazione minima diventa lo standard, invece che quella media, come nell'eguaglianza assoluta esige.

Vi sarebbe dunque società giusta laddove le persone non possono scendere sotto un certo livello di qualità della vita, avendo però numerose opzioni di scelta in numerosi ambiti sociali rilevanti, in modo da migliorare il proprio status, o peggiorarlo per i propri errori e fallimenti, senza che questi fallimenti possano portarvi ad un livello sociale (reddito, casa, mangiare e bere ec.) sotto lo standard minimo. >D'altra parte, la società Liberal socialista non lascerebbe mai solo l'individuo in queste scelte, ma lo rifornirebbe di numerosi beni immateriali, come una buona istruzione diffusa nella società, o beni materiali come per es. un reddito di ultima istanza, diffusione della cultura tramite tutte le istituzioni, in modo da poter scegliere in maniera informata.
Il Liberal socialismo dovrebbe creare una società dell'empowerment e dell'assistenza al disagio con un alto grado di servizio.


Veniamo al problema degli ambiti sociali rilevanti. I parametri del tenore di vita e di qualità della vita sono molti, ma esistono moltissimi studi che ne individuano, il più scientificamente possibile, quali sono i più rilevanti ed importanti. Tali studi riescono ad esibire cifre e misurazioni sufficientemente precise per individuare un set di ambiti sociali rilevanti sui quali misurare il benessere, la libertà e l'eguaglianza.

Insomma, il LS per rinnovarsi dovrebbe apportare qualche modifica al suo apparato ideologico:

1. Innanzitutto rivedere l'idea di eguaglianza secondo una concezione di eguaglianza basata su standard minimi
2. Perdere un pò in tensione ideale e diventare più pragmatico e propositivo, soprattutto individuando, dati sociologici e scientifici alla mano, quali sono gli ambiti sui quali i programmi statali di redistribuzione dovrebbero intervenire
3. Cambiare i beni e i mezzi sociali degli welfare tradizionali, puntando su quelli immateriali della cultura, della formazione - sia lavorativa che di argomenti di interesse
3. Rivedere il concetto di libertà sostanziale alla luce del fatto che la libertà di scelta oltre a realizzare l'essere umano pone anche delle ipoteche sul suo futuro. Insomma, smitizzare l'idea di libertà. 








Nessun commento:

Posta un commento