giovedì 10 ottobre 2013

Dio o Popolo? Neoguelfismo e Repubblica sul filo dell'identità nazionale




La crisi economica, fiscale e sociale dell'ultimo lustro non ha fatto che aggravare ed esasperare una crisi della politica a sua volta generatasi col crollo della partiti della prima Repubblica. 
Di nuovo, questo crollo è figlio naturale del crollo del Muro di Berlino. La fine dell'impero sovietico, con tutto il carico ideologico che portava con se, ha appesantito ulteriormente  il fardello del disincanto che almeno da metà anni '70 premeva sulla "fede" ideologica degli italiani. 
La fine dell'ideologia ha posto fine alle identità politiche "forti": l'identificazione nell'ideale (comunista, socialista, repubblicano ecc.) e nel partito che quell'ideale promuoveva sono venute meno. 
Segno di questa difficoltà di identificare ideale e forza politica che lo sostiene è stato il continuo cambio di nomi che i vari partiti della seconda Repubblica hanno adottato negli ultimi vent'anni: Pds, DS, Ulivo, Unione, PD, FI, PDL, poi ancora FI ecc. 
A complicare il quadro generale si deve aggiungere la specificità dell'identità culturale nazionale italiana. Essa è frammentata in mille campanilismi e corporazioni, ed è inoltre guastata dall' eterno dissapore tra cittadino italiano e apparato statale. Il locale in Italia ha dunque una forte presa. Le reti amicali e la rete familiare estesa (quella composta dal complesso dei parenti disponibili entro un certo territorio) stringono il cittadino alle sue radici territoriali. 

Fine dell'identità ideologica come adesione ad un modello di società ideale che si rispecchia in una appartenenza ad un partito, e persistenza di un'identità nazionale discontinua e affetta da localismo. Questo è il "paesaggio" socio - politico entro cui ci troviamo alla metà degli anni '10 di questo nuovo secolo. 
In questi giorni siamo alle prese forse con la fine di un'altra identità, che ha segnato a fondo gli ultimi vent'anni  della società e della politica italiana.  
Sto parlando dell'identità personalista, nella quale vi non è identificazione tra elettore e partito per il tramite dell'ideologia, ma tra elettore e capo carismatico per il tramite della fede in quello stesso carisma. 
L'opera berlusconiana ha saputo tacitare i fermenti localistici, anche con alleanze locali studiate - anche se mediocremente funzionanti - (Lega, MPA, ecc.) e ha soprattutto saputo creare una ideologia funzionale al mantenimento del potere. Una ideologia, si badi, opposta a quella che aveva caratterizzato i partiti storici usciti dalla Resistenza. Partiti quali quelli socialisti e quello comunista  proponevano uno slancio utopistico verso  una società completamente nuova, che si differenziava da quella attuale per valori e per strutturazione socioeconomica. Altri partiti invece, come quello Repubblicano, e persino la DC,  proponevano una società sì fondata su valori tradizionali, e la cui forma socioeconomica non fosse destinata a cambiare eccessivamente, ma dall'altra parte tale società e valori erano descritti come sempre perfettibili, riconoscibili nella Costituzione, la quale doveva essere attuata  consistendo essa in molto di più che in un mero limite all'attività legislativa ordinaria.

L'ideologia berlusconiana, di contro, è, o è stata, un'ideologia dell'imperfettibile, e dello status quo. Tutto ciò che caratterizza l'italiano va bene così com'è, gli slanci ideali, di qualsiasi natura essi siano, sono  un'inutile perdita di tempo; anzi, queste attività odorano di sovversivo, di "illiberale". 
Naturalmente questa ideologia è solo una delle stampelle, e forse non la più robusta, sulle quali si è retto il berlusconismo. L'altra stampella è quella che potremo chiamare un'identificazione senza identità. L'elettore si identifica in Berlusconi non, o non solo, perché rappresenta l'ideologia dello status quo, ma soprattutto perché Berlusconi rappresenta una forza in sé, un potere in sé: egli ha la forza e il potere taumaturgico del leader spirituale prima che il carisma dello statista. Le sue personificazioni, quando capo popolo, quando imprenditore, quando "sciupafemmene", non sono altro che singole epifanie diverse dell'unico dio. 
Tutta l'Europa ha riso di Berlusconi statista, e lo hanno fatto anche i suoi elettori, ma hanno riso di tutta l'Europa. 
Dopo la condanna definitiva di Berlusconi, e la susseguente spaccatura interna al suo partito però, si aprono diverse prospettive.

Indipendentemente dalle formule organizzative e dalle modalità con cui i vari gruppi politici si coaguleranno in forze diverse, credo che il nodo centrale per capire quale strada la politica italiana possa intraprendere sia proprio quello della forma identitaria che la politica procurerà ai cittadini e alle istituzioni.

Ritengo che il principale segno in tal senso sia stato dato dai politici neoguelfi. I neoguelfi sono tutti quei politici, per altro verso di estrazione la più varia, che, cattolici, che sono particolarmente vicini alla Chiesa italiana e alla Curia Romana, e sono legati a doppio filo ad associazioni di varia natura di matrice cattolica a loro volta legati alle istituzioni ecclesiastiche. 
La pattuglia neoguelfa contiene molti nomi provenienti da tutti gli schieramenti: Sacconi, Quagliarello, Giovanardi, Lupi, Formigoni, a destra, Casini e l'UDC al centro, Letta, Fioroni, Turco, Boccia a sinistra. 
Ciò che accomuna tutti questi personaggi è l'identificazione tra cattolicesimo e identità nazionale. 
L'identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquista dell'unità politica
Queste sono le parole di Ratzinger  nella Lettera agli italiani in occasione del 150° dell'Unità d'Italia, che io ho ripreso da Risorgimento Laico, di Massimo Teodori.
Tutta la concezione della prospettiva neoguelfa si gioca su queste poche parole: l'Italia, lungi dall'esser nata in quanto tale nel furore risorgimentale, e rinata come Repubblica in quello della lotta partigiana, trova le sue radici unitarie nella religione cattolica. L'italiano e il cattolico sono un tutt'uno, e la cittadinanza trova la sua fondazione nella fede cattolica.

La fede nel doppio ruolo di fondamento dell'identità culturale  e dell'identità politica italiana.
Ciò premesso, vediamo in che cosa potrebbe praticamente consistere la proposta neoguelfa.
Innanzitutto ci troviamo di fronte ad uno scenario partitico piuttosto favorevole a questo disegno. Da una parte il PDL si sta lacerando lasciando sul campo almeno due arti, il più definito dei quali è senz'altro quello neodemocristiano, o popolare di Alfano. Mentre a destra di esso la situazione è confusa, la leadership mancante, e si nota una certa scarsità di personale politico di spessore.
Sul versante democratico, ormai tutti le personalità importanti che provenivano dal vecchio PCI sono "bruciate" o isolate, o fuori gioco, mentre la componente giovane dei laici del PD è confinata nella minoranza del partito. D'altra parte vediamo assurgere a ruoli dirigenziali di leadership tutte le componenti del cattolicesimo sociale del PD: Letta e Renzi in primis.
Lo scenario elettorale prossimo è più che quello di un grande partito Popolare sullo stile tedesco, quello di due grandi partiti cattolici, l'uno cattolico sociale, e l'altro cattolico conservatore, che si spartiscono governo, opposizione e Parlamento.
A questo punto il disegno neoguelfo è compiuto.
La Repubblica Italiana può trasformarsi, anche, secondo me, con modifiche costituzionali, nella Repubblica cattolico democratica italiana.
Due grandi partiti cattolici a dominare tutte le istituzioni, una funzione di Corte di Cassazione informale concessa alla CEI per tutta una serie di questioni (non solo quelle legate ai diritti civili), inclusa quella fondamentale della selezione preventiva della classe politica e una Costituzione modificata per es. per rendere impossibili decisioni intorno al matrimonio egualitario, l'eutanasia ecc, e la "certificazione" delle radici cattolico-cristiane dell'Italia.
Quello neoguelfo sembra essere, ad oggi,  l'unico esercito ad avere gli uomini, i mezzi e le munizioni, mentre la sinistra laica è succube di quella cristiano sociale, e l'estrema destra è allo sbando.




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