lunedì 21 ottobre 2013

La sinistra post-berlusconiana può tornare ad essere garantista?

Simona Bonfante su Strade  descrive un caso di ordinaria malagiustizia. Ciò che colpisce di più di questa storia è che sembra che le leggi, le regole siano distanti anni luce dalle prassi. La discrasia tra prassi e regola è una costante non solo della burocrazia giudiziaria.
Nel mezzo di tale discrasia si annida il peggior nemico delle democrazie liberali, ma soprattutto delle repubbliche democratiche liberali, che fanno del Governo della Legge (e quindi anche della regola, o della procedura) il fondamento della solidarietà politica tra cittadini: L'arbitrio. 
Non intendo dire che non vi debbano essere prassi che "interpretino" le regole. Vi devono essere, giacché le regole sono fatte di parole, mentre le prassi sono fatte di azioni che applicano la ratio di quelle parole.  Ma tali prassi si devono consolidare, e diventare una costante nel comportamento dell'attore pubblico. Ma nel caso italiano le prassi non costituiscono procedure comportamentali predicibili, ma piuttosto variano entro un range; e tale variazione è funzione in ultima analisi della volontà, del desiderio e del capriccio del singolo burocrate con il quale l'individuo coinvolto in esse si trova ad avere a che fare. 
Come è possibile che vi sia tale arbitrarietà nelle procedure? 
Alcune ipotesi, guardando al caso in questione:
1. Il magistrato che chiede la carcerazione preventiva e quello che la convalida non hanno nessuna responsabilità sulla correttezza della loro richiesta e convalida della richiesta. Cioè non rispondono in alcun modo qualora la carcerazione preventiva si rivelasse, alla fine del processo, inutile, in quanto l'imputato è innocente
2. La burocrazia giudiziaria, anche per motivi legati alla complicata legislazione e al numero enorme di adempimenti, non è responsabile in alcun modo della durata dei processi. Più è lungo il processo, e più si protrarrà la carcerazione preventiva. Più la carcerazione si protrae e maggiore è il danno arrecato all'imputato se questi si rivelerà innocente
3. I magistrati costituiscono una lobby, oltre che uno degli organi di potere dello Stato, che impedisce ogni riforma. (Le altre lobby fondamentali sono, i sindacati dei lavoratori, quelli datoriali, le associazioni di categoria, gli ordini professionali e la Chiesa) 
4. La magistratura in generale non risponde a nessun organo terzo, che non sia strettamente correlato con la magistratura stessa, degli errori giudiziari o degli abusi che i suoi componenti commettono
Quel che mi chiedo è se è possibile, nel post-berlusconismo, che la Sinistra torni ad essere, oltre che legalitaria, anche garantista in modo da ritrovare i valori repubblicani della responsabilità e del Governo della Legge quando questa è equa ed i cittadini che vi sottostanno eguali di fronte ad essa. 
Per far questo si dovrebbe lavorare su tutti i punti precedenti, di fatto, rileggendo alcuni temi che, per ironia della storia, sono stati (falsamente) cari alla destra. Ciò che bisogna fare è agire per responsabilizzare e creare fonti terze di giudizio delle azioni dei magistrati stessi, che non siano eccessivamente collegate al potere politico. 

1. Responsabilizzare i magistrati. Se tu metti in galera preventivamente qualcuno che poi si rivela innocente, vieni multato, e devi quantomeno poter perdere punti di carriera, o avere decurtazioni dello stipendio. Dall'altro lato l'innocente deve venir risarcito tramite un automatismo, e non dopo una causa (anche se non sono sicuro che questo sia costituzionalmente possibile). In ultimo l'innocente deve poter chiedere i danni ai magistrati stessi. Inoltre i magistrati devono poter subire un processino interno che decide quali azioni disciplinari compiere tra quelle sopra descritte (vedi dopo)

2. Bisogna che il Parlamento riduca gli adempimenti, ma d'altra parte bisogna fare un benchmark sul tribunale più veloce, e distribuire premi (in danaro o avanzamenti di carriera) e punizioni (disciplinari) a seconda del raggiungimento o meno degli obbiettivi previsti negli altri tribunali. Insomma responsabilizzare la dirigenza del tribunale sulle tempistiche dei processi
3. Stesso problema delle altre lobby. Non vanno eliminate o conculcate, ma semplicemente vanno riportate dal loro Status di caste indù a quello di associazioni di uomini e donne libere. (questo è più un obbiettivo di fondo che specifico)
4. Riformare il CSM, e renderlo capace di infliggere punizioni disciplinari oppure di premiare il merito in maniera oggettiva. Per esempio di potrebbe inventare una authority, nominata per es. dal Presidente della Repubblica, Il Ministero Di Grazia e Giustizia, la Corte Costituzionale o altre istituzioni "affidabili" affinché questa indichi alcuni nomi da candidare per l'elezione del CSM in modo che siano terzi rispetto ai magistrati. 

Naturalmente queste sono solo idee raccogliticce, ma servono per dare uno spunto per un tema che la sinistra non può più ignorare, perché ne va dei suoi valori fondamentali. 

Nessun commento:

Posta un commento