martedì 5 novembre 2013

L'erede di Berlusconi


Berlusconi è sempre in sella. È condannato in via definitiva, è vicino alla decadenza da senatore, e appena un poco più lontano, si avvicina la pena da scontare. Ma tutti, della sua parte politica, ne parlano come se tutte queste vicissitudini che da qui a poco dovrà affrontare non dovessero entrare tra le informazioni utili per scrivere l’agenda. Berlusconi, dicono i “lealisti”, decide tutto, è il leader, e non si discute. I “democristiani” rispondono che si è così, e poi si limitano ad aggiungere un “però” di figura. Su cosa siano divisi resta un mistero. I secondi in effetti sostengono che tra i primi vi siano degli “estremisti. Cosa intendono con questa parola? Si riferiscono forse a tutta quella massa di parafascisti di folklore che anima la destra della destra: Santanchè, Sallusti, Biancofiore Mussolini ecc. e qui i novatori hanno ragione: costoro non riuscirebbero nemmeno a portare avanti un circolo di canasta, figuriamoci un partito.
In realtà Giovanardi ci dice che “quelli” non vogliono un partito vero, col suo carro pesante di congressi, federazioni, segretari di circolo o di sezione, ma un partito iperleggero, cioè composto solo da Berlusconi e i suoi famigli (e forse familiari)
Come dar torto a Giovanardi? Berlusconi ha 77 anni, e ha almeno un paio d’anni, proprio a farla felice, ma che potrebbero diventare sei, di panchina forzata. Mettiamo anche che il PDL-FI vinca  le prossime elezioni, come lo fa il padre nobile, Berlusconi,  dai servizi sociali? Tra una pulitura di cesso e un servizio alla mensa redigerà l’ordine del giorno del CdM presieduto da interposta persona? E chi sarebbe codesta? E perché costui o costei dovrebbe dar retta ad un anziano signore che è al servizio sociale per frode fiscale?
Ma l’atmosfera è surreale. Nessuno, tra gli “innovatori”, tanto meno Alfano, ha il coraggio di far notare che ormai il re è nudo, e che andrebbe vestito, e fatto accomodare. No, anzi sembra proprio che sia Alfano a gettare la spugna,e ad adeguarsi al nulla primordiale che aspetta il PDL-FI. Il timore reverenziale davanti al Gran Sacerdote, al Papa azzurro colpisce il senno dei componenti la sua cerchia.
Pur sapendo che essi devono trovare un “erede”, a costo di cercarlo tra quelli reali, costoro non riescono a vedere al di là del loro naso, o meglio del naso di Berlusconi, e rimangono impelagati in questo vociare di comari quotidiano, questi litigi tra cortigiani, al capezzale del re “morente”. Sì, perché la risposta potrebbe essere proprio lì, non nel “re”, ma nella “corte”. Si può stare senza re ma non senza reame. Come sarà la destra dopo Berlusconi? Che ne sarà dell’appoggio dell’apparato comunicativo Mediaset Publitalia? Che ne sarà dello stuolo di avvocati, di tutti i manager Fininvest?
E la domanda,sbagliata, che si pongono nel centro destra: chi può ereditare il “carisma” di Berlusconi?
Chiaramente nessuno. E per fortuna. Se l’intento degli “innovatori” è quello di normalizzare la politica italiana costruendo un partito sullo stile della CDU tedesca, o del PPE, allora nessuno deve avere quel carisma. Il carisma berlusconiano è quello del dittatore non dello statista; Berlusconi è un Duce, un Fuhrer. Naturalmente solo il carisma: da dittatore ma senza dittatura, da duce ma senza fascismo, da Fuhrer ma senza nazismo.
Mentre il carisma dei leader dei normali paesi democratici è egualitario. Non c’è identificazione personale tra elettore e eletto, in un rapporto servo padrone, o figlio padre, ma una identificazione ideologica. Il leader democratico convince, non sovrasta. Insomma l’eguaglianza politica tra i cittadini vale anche tra leader ed elettore, e deve essere una eguaglianza morale e culturale prima che giuridica.
Ciò che il cdx deve fare è proprio rieducare  il popolo egli elettori di Berlusconi a questo tipo di leadership, basata sull'eguaglianza, sul convincimento e sulla comune ideologia. Mentre invece quel che si cerca è il paragone tra Berlusconi e il suo eventuale erede. Quando non serve un erede, ma proprio l’opposto, serve che la dinastia finisca lì dove è cominciata



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