lunedì 11 novembre 2013

ATAC: La mediocrità del male politico

La vicenda dell'ATAC da il segno di dove può arrivare una classe politica non solo priva di scrupoli, ma soprattutto priva di contenuti, equalizzata tutta sui medi, senza nessun acuto, e per giunta suonata tutta su una sola nota. Perché la trasversalità della malversazione va di pari passo con la mediocrità dell'offerta politica. Cosa distingue Alemanno da Rutelli?  In cosa sono diversi i trucchi contabili o le trovate tassarole di Tremonti da quelli di Saccomanni? 
Una totale mancanza di capacità di proposta che va a braccetto con la meschinità delle gabbole, legali e illegali, che si scoprono ad ogni latitudine della Penisola. 
Certo, questa dell'ATAC le batte tutte, ed è emblematica. Anni ed anni di denaro nero e raccomandazioni che hanno portato l'azienda dei trasporti romana ad un buco di più di un miliardo. 13.000 dipendenti. Un numero che copre da solo quello di tutti i ministeri americani eccetto il Dipartimento di Stato, che per ovvie ragioni, ne ha di più rispetto agli altri. 
Le batte tutte dunque. L'azienda pubblica come terreno di infeudazione per i vassalli, i valvassori e i valvassini. Il partito politico come centro di pubbliche relazioni per le personalità che lo dirigono. Una partitocrazia narcisista, e spendacciona perché narcisista; autoreferenziale, e, in definitiva, elitarista, la classe politica italiana non è cambiata, se non in peggio, praticamente dall'Unità ad oggi. Il notabilarismo ha solo mutato pelle. E' diventato "personalismo", "leaderismo", "carisma".  Ha visto i grandi ideali risorgimentali nascere e sfracellarsi contro la prima guerra mondiale. Ha visto l'orribile tentativo totalitarista di massificazione e omogeneizzazione del popolo del fascismo schiantarsi sulla seconda. Ha visto la rinascita degli ideali democratici e "progressivisti" rinascere nel fervore del dopoguerra. Ma dopo tutto questo, essa è ritornata al suo massimo splendore, planando giù dal morente muro di Berlino, fino alla grande frantumazione socio economica del mondo degli anni '90, arrivando ad appollaiarsi di nuovo alle spalle di tutti, sull'albero spoglio della depressione economica. 

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