sabato 20 settembre 2014

La lobby dei vecchi

Per anni in Italia si è riversato tutto il carico della protezione e della tutela sui lavoratori anziani. Si diceva, siccome sono anziani, allora sono anche mentalmnte vecchi, e dunque obsoleti, e allora meno produttivi, perciò dobbiamo salvarli dalle selvagge scorribande della globalizazione. Poi, io, scorrendo non ricordo più quale fogliaccio divulgativo di economia, scopro che è proprio vero l'opposto. I lavoratori anziani sono stracarichi di esperienza, sia specifica del loro campo, che generale dell'ambiente di lavoro. Ed hanno accumulato talmente tante capacità, spesso addirittura inconsapevolmente, che sono molto più produttivi dei giovani. Del resto, se vi voleste far rifare la cucina, vi affidereste a vostro nipote che fa l'apprendista falegname o al falegname con 20 anni di esperienza che gli sta dietro? Così, mi sono detto, hanno sbagliato tutto, forse dovevano favorire i giovani, più che favorire gli anziani. In realtà nemmeno questo. Sarebbe stato peggio. Le riforme del lavoro degli anni '90 portarono tutto sommato a periodi discreti per il tasso di occupazione. Proteggere il posto di lavoro dei giovani avrebbe significato semplicemente disincentivare le assunzioni, per lo stesso motivo per cui se negli anni 50 non vi fosse stata nessuna forte riprovazione morale contro il concubinaggio e il matrimonio fosse stato, come efettivamente era, indissolubile, adesso nessuno di voi sarebbe figlio di genitori sposati. Ma la strada scelta fu quella del cosiddetto "dualismo" protettivo, cioè protezionista. Io credo che questo accadde per mero lobbysmo. Mi sono abituato a credere che quando una cosa la fa/non fa sia la destra che la sinistra, allora è raccolta di voti di lobby. Gli anziani sono di più, o forse contano di più dei giovani, o semplicemente votano in maniera più ordinata e unitaria, e con un tasso di partecipazione al voto maggiore, mentre i giovani sono giovani, e non sanno nulla del loro futuro, e per questo glielo rubano.

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